Siamo nei giorni di festeggiamenti nazionali del 2 giugno, perché nel 1946 si è svolto il Referendum nel quale gli italiani sono stati chiamati a scegliere fra Repubblica e Monarchia. L’Italia era da poco uscita dalla seconda guerra mondiale. Furono le prime votazioni nazionali a suffragio universale a cui parteciparono per la prima volta in Italia anche le donne (la maggiore età era fissata a 21 anni). Al Referendum parteciparono 24.946.878 italiani (esclusi quindi gli abitanti dell’Alto Adige e di Trieste). Tra questi 12.718.641 (il 54,27%)  scelse la Repubblica, contro i 10.718.502 che scelsero la Monarchia. Contestualmente furono votati i rappresentati della Costituente, cioè i Parlamentari che avrebbero dovuto scrivere la Costituzione: ebbe inizio la nostra Repubblica Italiana.

Oggi ci troviamo a fronteggiare altri problemi, altre guerre, altre minacce, ma operiamo in un sistema di libero scambio e libera economia.

Si fanno molte ipotesi, nei più importanti consessi internazionali, sulle cause e le possibili soluzioni delle grandi emergenze globali attuali, come la pandemia e la guerra, senza però intravvedere vie d’uscita immediate. Si sta tuttavia generando una consapevolezza sempre più diffusa sul fatto che la transizione climatica subirà un’accelerazione, sia per creare fonti energetiche e alimentari alternative a quelle Russa e Ucraina, sia per generare prosperità e benessere grazie a un’economia più sostenibile, equa e sana. Il cambiamento climatico e le sue conseguenze sono ben noti. Ciò di cui forse c’è meno consapevolezza è la causa, ossia il nostro modello di sviluppo passato e presente estrattivo e lineare, che è strutturalmente insostenibile. Oltre a consumare inesorabilmente capitale naturale, si continua a produrre un’infinità di residui, che si accumulano nell’ambiente, con effetti devastanti sul cambiamento climatico, sull’inquinamento della biosfera, sulla perdita di biodiversità e sulla salute. In quest’ottica, la sostenibilità è un importante fattore di creazione di valore economico per le imprese: essendo più sostenibili, infatti possono diminuire i loro rischi operativi, acquisire un vantaggio reputazionale, ridurre i costi, aumentare le loro quote di mercato e diminuire il costo del denaro. La transizione climatica o ecologica, che dir si voglia, è però molto complessa: si articola infatti, a sua volta, in transizione energetica verso l’energia rinnovabile, transizione agro-ecologica verso un’agricoltura rigenerativa per l’ambiente e benefica per la salute e nuova transizione industriale verso la circolarità, che integri in modo pulito produzione e smaltimento dei beni. In tutto questo, ciò che guida è la ricerca del benessere dei cittadini, che innesca un circolo virtuoso. La consapevolezza che la propria qualità della vita dipende dal mondo in cui viviamo ci porta ad averne più cura, l’economia circolare detossifica la biosfera e quest’ultima, rigenerandosi spontaneamente, restituisce alle persone un ambiente sano e bello.

L’invito dello Studio Gazzani è dunque alle aziende virtuose, che già perseguono il modello rigenerativo, magari ante litteram, come spesso accade nel panorama delle splendide imprese del nostro Paese. Adesso più che mai è anche il momento di contribuire al Pil dell’Italia e rafforzarne il ruolo geopolitico in Europa, come Paese leader della sostenibilità, quale già siamo, e nel Mediterraneo con iniziative che possano produrre cibo, energia e lavoro nel mondo.

Ogni viaggio comincia con il primo passo, ed è venuto il momento di farlo, e lo Studio Gazzani anticipa così la giornata mondiale dell’ambiente 5 giugno 2022

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